Quello era un giorno di festa, la prima comunione del figlio Lorenzo, con tutta l'agitazione che accompagna un giorno così, in un modesto appartamento di periferia. Il vestito buono, il rinfresco per festeggiare con i parenti un grande avvenimento. Chi avrebbe mai potuto pensare che tutti allegri dopo la cerimonia, Agostino, sua moglie Anna, il caustico Nonno Rocco, i due figli Erica e Lorenzo accompagnati da tutta la famiglia del cognato, Sergio, Romana e i loro figli Rossana e Luca, arrivati sul pianerottolo, avrebbero trovato la porta chiusa, la serratura cambiata e degli sconosciuti dentro la propria abitazione. Gli avevano rubato casa, pratica diffusa nei palazzoni popolari delle nostre città. Inizia cosi una guerra epocale e tragicomica tra poveri, o forse sarebbe meglio dire tra nuovi poveri, per la riconquista di un diritto inalienabile, il diritto ad una casa.
All'interno di una semplice quanto ironica operazione di categorizzazione degli attori italiani odierni, Rolando Ravello potrebbe idealmente figurare come emblema di un'ipotetica divisione "Famosi senza nome", nota anche come "Io questo l'ho già visto". Nel cinema da ormai più di dieci anni, Rolando ha lavorato in rilevanti produzioni nazionali e spesso anche in ruoli principali, ma la sua popolarità non si è elevata allo status di star. È un volto conosciuto ma non circondato dall'aura della celebrità; una scelta che con molta probabilità lui stesso preferisce mantenere, se diamo uno sguardo ai ruoli e alle scelte intraprese nel corso della sua carriera artistica.