Esplorare le appartenenze di un popolo migrante partendo dalla pelle del regista: il cinema diventa pratica di relazione. Il regista segue le tracce degli arbëreschë tornando nel loro luogo d’origine, l’Albania, ma le tracce sono sempre incerte, cancellate, interrotte. Il viaggio restituisce un’immagine forzatamente spuria e fluida di un’identità, collettiva e individuale, che si pretende sempre rigida e immutabile.