Erika, una giovane moglie rumena, si trova di colpo a fare i conti con un ricordo così feroce e terribile da non poterlo cancellare a vita. Deve trovare la forza per non crollare davanti alla sua bambina Elena, ma in realtà sono proprio le domande innocenti della piccola che iniziano a tormentarla e la riportano con violenza davanti al balordo Giovanni, rozzo schiavista pugliese e al suo spietato caporale Michele. Lo spettatore assiste ad una doppia storia: quella tragica, vissuta da Erika qualche anno prima, quando fuggita dalla Romania, al suo arrivo in Italia, è stata risucchiata dal vortice disumano del lavoro nero nei campi di pomodoro, e quella della favola, che la piccola chiede alla mamma di raccontarle prima di andare a dormire. Il risultato è un cortometraggio potente e di assoluta forza narrativa, dove il rapporto amoroso tra una mamma e una figlia mette in moto un congegno a orologeria che si carica di crudeltà fino a una conclusione… La storia è ambientata in una notte d’inverno con dei ricordi che riportano ad un’estate torrida nella campagna di un Sud dell’Italia, forse il più ricco e contraddittorio, quello della Puglia. In questo paesaggio dominato dal contrasto tra la luce abbagliante del sole e il buio della notte, Cesare Fragnelli alterna, con colpi di scena, la tragedia, il mondo della favola, la lingua e la curiosità dei bambini, il dramma delle violenze, il rapporto universale dell’amore di una madre e di una figlia. E insieme tratteggia la disperazione dell’esercito dei lavoratori stagionali, ingaggiati per la raccolta del pomodoro (l’oro rosso), al soldo di qualche “caporale” senza scrupoli né coscienza. E’ l’età dei giochi, delle favole e dello stupore, che ci porta in un mondo di mostri. Questo mondo s’insinua in ciascuno di noi come una feroce pugnalata nel petto.